martedì 27 novembre 2007

Acquisto di tartufi

Per la serie: io ho il caso e quindi me lo devo studiare ....
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Problema: un ristorante compra tartufi, ovviamente da un raccoglitore occasionale, ovvero uno che va in giro e li trova, ma poi, come fa a metterseli in contabilità, che, insomma, i tartufi costano....
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Soluzione:
Il ristoratore legge la Legge (!) n. 311 del 2004, l'art. 1 comma 109 e legge anche la Circolare n. 41 del 2005.
Poi:
* fa l'autofattura senza il nominativo del cedente, ma che deve contenere l'Iva da versare (ai sensi art. 1 comma 109 Legge 311/2004
* registra questa autofattura a scelta nel registro fatture emesse o in quello dei corrispettivi, ma in una colonna a parte
* Fa lo ricevuta fiscale al cliente che viene a consumare il pasto, e quindi versa il 10% sulla consumazione
* l'iva pagata per l'acquisto non è ammessa in detrazione, ai fini del reddito il solo imponibile è il costo merce
* In dichiarazione annuale Iva si compila il rigo VJ12
* l'acquirente deve comunicare annualmente alle regioni di appartenenza la quantità di prodotto acquistato e la sua provenienza territoriale, in più, al momento della vendita devono certificare la provenienza del prodotto, data di raccolta e quella di acquisto.
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Conclusione:
il ristorante versa l'iva due volte, una sull'acquisto del tartufo e una volta quando fa la ricevuta;
il raccoglitore occasionale dichiara il reddito nel quadro RL.
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Ho capito adesso perchè i tartufi sono così cari.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

cara Elena, purtroppoi non so dirti come contabilizzare l'acquisto dei tartufi, ma posso dirti come fare per.... mangiarli
adriano

Anonimo ha detto...

Attenzione:
i raccoglitori occasionali di tartufi possono vendere il prodotto raccolto solo a rivenditori di tartufi, non è ammessa la vendita da parte del ricercatore occasionale a esercizi pubblici, ristoratori e quant'altro, quest'ultimo caso è ammesso solo da chi ha la partita IVA ed è abilitato al commercio di generi alimentari, come previsto dalla normativa vigente.